All'inizio dell'estate si faceva "la conta” sulla piazza del paese. Tutte le famiglie mandavano un loro rappresentante. Attraverso la conta si assegnavano gli spazi dell'Aia nei quali i contadini avrebbero costruito la "casaccia": una casa costruita con i covoni di grano.
La conta era un affare complesso: spesso gli uomini sbagliavano a contare e bisognava rifare tutto da capo; spesso qualcuno protestava per la scomodità del posto assegnatogli, qualche altro chiedeva verifiche e riprove. Tra i motteggi, le risa e... le bestemmie, alla fine si assegnavano tutti gli spazi e venivano in qualche modo contrassegnati. Poi si iniziava il trasporto dei covoni di grano dai campi, dov'erano stati mietuti, all'Aia; si vedeva pian piano sorgere un piccolo paese nel paese.
Le famiglie più numerose con più braccia erano prime a terminare la “Casaccia” che svettava superba sulle altre ancora informi, a metà piano, oppure ancora alle fondamenta... Tra una
Quando finalmente arrivava la Trebbiatrice, quasi sempre rossa e quasi sempre enorme, i bambini correvano sulla strada fino giù al fiume, al girone, per vederla. Annunciavano al paese, con grida d'entusiasmo: "E' arrivata la trebbia, è arrivata la trebbia!".
Poi cominciava il rumore continuo della Trebbiatrice, gli uomini mettevano sul volto fazzoletti colorati per proteggersi dalla polvere e sembravano briganti o banditi d'altri tempi...
Intanto le donne cominciavano una staffetta per trasportare la “cama” nei pagliai, la loro prestanza e la loro forza armonizzava un lavoro faticoso dando adito a risate scrocchianti e coinvolgenti.
Era una festa……
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